Ero un ragazzo ed ero sposato da appena un anno. Io e mia moglie Stella, ancora ovviamente senza figli, prendemmo la decisione di fare un viaggio che ci avrebbe permesso di vedere cose il più lontano possibile da quello che era il nostro mondo e quella che era la nostra vita quotidiana.
Nessuno di noi due era ancora uscito dall’Europa ed il continente che ci sembrava più adatto alle nostre aspirazioni era quello africano. E allora scegliemmo il Kenya, una nazione che ci avrebbe permesso di fare splendidi safari fotografici in parchi naturali fra i più belli al mondo, ammirare da vicino animali nel loro habitat naturale visti al massimo nella migliore delle ipotesi solo al circo da bambini, venire a contatto con una natura a noi completamente sconosciuta come può essere quella di una savana o di una foresta equatoriale, conoscere popolazioni con usi, costumi, mentalità e modi di vivere che nulla avevano a che fare con i nostri per poi riposarci alla fine alcuni giorni al mare su una bella spiaggia bianca ricca di palme e passeggiare sulla barriera corallina.
Era l’ormai lontano 1987, facemmo tutti i vaccini previsti e consigliati a partire da quello assolutamente indispensabile contro la malaria, oltre a quelli contro tifo e paratifo e l’anticolerica, scegliemmo un tour operator di grande esperienza e professionalità perché non ci sembrava il caso di avventurarci da soli in posti per noi molto lontani, così diversi e per nulla conosciuti.
Kenya - Leone - Mtanenbaum - https://pixabay.com/it/ |
A pensarci sono passati poco più di trent’anni ma il mondo nel frattempo è cambiato: non esistevano i telefonini, non esisteva internet e non esistevano le macchine fotografiche digitali (si compravano i rullini da 36 di foto o diapositive).
Dopo una notte di viaggio arrivammo a Mombasa al mattino presto e scendendo la scaletta dell’ aereo rimasi subito colpito dalla prima cosa che distingueva il nostro mondo da quello per me nuovo: il cielo africano non essendo inquinato era assai più luminoso del nostro, il sole assai più prepotente che da noi così come di notte il chiarore delle stelle era qualcosa di favoloso. Tutte caratteristiche che ebbi modo di ritrovare parecchi anni dopo visitando l’Australia.
Ci caricarono sui loro pulmini attrezzati per viaggiare nella savana e per fare il safari fotografico, ossia blindati di sotto, con sospensioni rinforzate e con il tettuccio rialzabile per poter fare le foto e raggiungemmo subito il primo parco previsto dal nostro tour, ossia lo Tsavo.
Rinoceronte - Hellareal –
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Nel tragitto per me tutto era nuovo ed ero come un bambino di sei o sette anni con la bocca aperta che atterrato su un nuovo pianeta osservava tutto ciò che gli si presentava: le donne nei loro abiti tradizionali con i bambini in spalla, le scimmie che invadevano le strade e si arrampicavano ovunque compreso il nostro pulmino, la natura circostante, le loro abitazioni e i loro “negozi”, le strade stesse e gli automezzi che circolavano per lo più di marca giapponese (da noi in quegli anni il mercato giapponese non era ancora penetrato e difficilmente si vedevano pick-up Isuzu piuttosto che Subaru).
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Nel pomeriggio partiamo per la prima escursione che prevedeva un safari nello Tsavo Ovest e ci viene assegnato come autista Peter, un ex cacciatore che conosceva a memoria tutti parchi del Kenya e tutte le piste della savana, tanto che era un punto di riferimento per le altre guide e gli altri autisti quando vi erano situazioni di emergenza o necessità di soccorso.
In poco più di una settimana percorrendo centinaia e centinaia di chilometri su strade e su piste nella savana e cambiando diversi lodge uno più bello e confortevole dell’altro tutti costruiti in stile e con camere attrezzate di letti con zanzariere, con buffet di specialità locali e animati dal folklore locale visitammo i più bei parchi del Kenya: Tsavo Ovest e Tsavo Est, l’Amboseli dal quale si ammira il Kilimangiaro in Tanzania (la montagna più alta dell’ intera Africa), il Lago Nakuru in piena foresta equatoriale famoso per i suoi fenicotteri rosa ed infine il Masai Mara che si congiunge con il Serengeti in Tanzania costituendo la più grande riserva faunistica del mondo.
Grazie all’abilità e alle conoscenze del nostro autista Peter siamo riusciti ad ammirare da vicino e a fotografare tutti gli animali esistenti nella savana compresi quelli rari (come ad es. rinoceronte o ghepardo), cosa che non è da dare per scontata. Alcuni turisti sono ripartiti senza neppure aver visto un leone.
Ed è così che ci siamo tolti la voglia di ammirare in tutta la loro bellezza giraffe, elefanti, zebre, gnu, bufali, bisonti, iene, sciacalli, avvoltoi, struzzi, leoni e leonesse, ghepardi, rinoceronti, coccodrilli, ippopotami, scimmie, i vari tipi di gazzelle, e tutto quanto può offrire la savana comprese scene di caccia fra animali.
Abbiamo viaggiato sotto scorta armata in zone pericolose dove potevano arrivare i predoni dall’Uganda o quando siamo scesi dai pulmini in zone della savana dove potevano arrivare le bestie feroci. Abbiamo visitato i villaggi Masai con le loro capanne di sterco e non solo quelli turistici, tanto è vero che siamo anche stati fatti prigionieri per una mezz’oretta da questa popolazione di cacciatori.
Masai - https://pixabay.com/it/ |
Mi ha colpito un incidente che ha interessato turisti svizzeri appena arrivati il cui pulmino è andato a sbattere contro una giraffa che attraversava la pista della savana provocando morti e feriti (l’attraversamento animali è un grande pericolo per la circolazione).
Un autista di un pulmino che era con noi ha dovuto essere sostituito alla guida perché colpito da malaria, per loro endemica, che provoca per alcuni giorni una febbre altissima.
Non ci siamo fatti mancare la visita alla capitale Nairobi con evidente impronta inglese nell’urbanistica, dove abbiamo incrociato l’allora non molto amato Presidente della Repubblica kenyota la cui scorta faceva impallidire quella del Presidente degli Stati Uniti e dove abbiamo potuto gustare una cena in uno dei famosi ristoranti dove si assaggiano tutti i vari tipi di carne tipici del Kenya.
Ghepardi - Lajon - https://pixabay.com/it/ |
L’ultima settimana al mare a sud di Mombasa è servita a riposarci all’ombra delle palme con passeggiate su una splendida spiaggia bianca, nuotate, snorkeling ed escursioni sulla vicinissima barriera corallina prima di ritornare sul nostro pianeta veramente arricchiti e felici.