domenica 23 agosto 2015

Patagonia: uno spettacolo da "paura"

Siamo all’aeroporto di Buenos Aires in una tranquilla mattinata di agosto io, mia moglie e due nostri amici medici di Torino che hanno deciso di condividere con noi questo viaggio piuttosto ardito che  prevede la visita dell’Argentina e del centro-sud del Brasile: da Buenos Aires alla Patagonia, dalle cascate di Iguazu a Salvador de Bahia passando per San Paolo fino a giungere a Rio De Janeiro. Vuol dire, con i voli intercontinentali, trentacinquemila chilometri mal contati , undici aerei (quasi uno al giorno di media),  tre navigazioni, bus e van e infine  scarpinate, tutto racchiuso per motivi di tempo in soli quindici giorni.

Abbiamo visitato il giorno prima la bella città di Buenos Aires e attendiamo il volo che dovrebbe portarci  in Patagonia e precisamente ad Ushuaia ossia alla “fin del mundo”, alla Terra del Fuoco
Ushuaia - Argentina 2015

meta sognata da tutti i viaggiatori . Ma ecco che l’altoparlante dell’ aeroporto smorza i nostri entusiasmi comunicando che il volo è rimandato per il momento di un’ ora a causa delle cattive condizioni atmosferiche della località di destinazione: mi attivo subito per capirne di più e mi viene spiegato che ad Ushuaia sta soffiando un forte vento che non permette l’ atterraggio in sicurezza  e si daranno  nuove informazioni a distanza di un’ ora. L’ora successiva il rituale si ripete fin tanto che arrivati  alle undici senza miglioramenti atmosferici la Lan, ossia la nostra compagnia aerea, decide di annullare il volo. Per noi è un problema perché con un viaggio tutto ad incastro che non prevede soste prolungate e mete a ripetizione distanti migliaia di chilometri fra loro vuol poter dire rinunciare alla Patagonia, cioè ad una delle cose più belle del viaggio. Contattiamo il tour operator locale al quale spieghiamo  tutto e riusciamo a farci riposizionare su un volo delle Aerolineas Argentinas del primo pomeriggio: ci spiega che è l’unica possibilità , ammesso che non venga annullato anche quello,  perché poi per due giorni tutti i voli per quella tratta sono pieni.

Il volo della durata di tre ore e mezzo questa volta parte regolarmente ma giunti in prossimità della Terra del Fuoco quando l’aereo deve iniziare le manovre di atterraggio, che come si sa sono le più delicate del volo, veniamo colpiti da raffiche di vento che fanno oscillare il velivolo con violenza a destra e a sinistra con l’aggiunta di vuoti d’aria considerevoli il tutto avvolto dalle nuvole che impedivano di vedere nulla all’esterno. Solo di tanto in tanto si usciva dalle nuvole e lo spettacolo che si presentava di sotto era da ”paura” per la sua bellezza: montagne e ghiacciai, steppa e laghi, lo Stretto di Magellano, il Canale di Beagle con i suoi isolotti. 
Canale di Beagle - Argentina 2015

Ma più da ”paura“ era per il momento l’atterraggio in quelle condizioni. Solo una volta all’aeroporto di Genova di ritorno da un viaggio di lavoro a Roma mi era capitato di atterrare con vento forte (il volo stava per essere dirottato a Linate), ma quello era veramente nulla a confronto. Tutti sull’aereo erano in religioso silenzio, la passeggera seduta vicino a mia moglie era bianca come un lenzuolo e pregava, altri si facevano il segno della croce .Io devo ammettere che nonostante abbia più paura a viaggiare in auto che non in aereo, non fosse altro per le centinaia  di ore di volo fatte,  in questo caso anche io ho temuto più di   quando ho viaggiato con la maschera di ossigeno a causa del guasto alla pressurizzazione come in precedenza raccontato: la differenza la fa forse anche che in quel caso non avevo ancora una figlia!.
Quando l’aereo ha toccato il suolo si è sentito un comune respiro di sollievo ed  è scoppiato un fragoroso applauso rivolto al pilota come succedeva nei voli  degli anni settanta.
Per rendere l’ idea di quel volo a rischio ha parlato la televisione argentina e quel giorno a causa del vento è stata sospesa la navigazione nel Canale di Beagle ed è stato chiuso il Parco Nazionale della Terra del Fuoco per la caduta di alberi.

A quel punto pensiamo di aver sbagliato a voler visitare la Patagonia
Perito Moreno - Argentina 2015

in quello che è il loro  periodo invernale, ma ci viene prontamente spiegato che in inverno è vero che possiamo trovare tormente di neve, ma per quanto riguarda i venti sono sicuramente più forti in estate che non in inverno.
Il giorno successivo il vento cessa e riusciamo ad inanellare una serie di giornate di tempo bello e soleggiato con temperature sopra lo zero almeno nelle ore diurne che ci permettono di visitare il Parco Nazionale della Terra del Fuoco, di navigare nel Canale di Beagle ed osservare cormorani e leoni marini (non i pinguini che da aprile a settembre stanno in mare), di girare per la cittadina di Ushuaia, la città della “fin del mundo” ossia la città più a sud del mondo da dove partono le spedizioni per l’Antartide e assaggiare le specialità del posto dal merluzzo nero al granchio gigante.

Il giorno successivo
Perito Moreno - Argentina 2015
con altro volo ci spostiamo ad El Calafate per la navigazione sul Lago Argentino in mezzo agli iceberg e la visita dei grandi ghiacciai, per concludere con la visita del mitico Perito Moreno che non è fra i ghiacciai più grandi, è il settimo per ampiezza, ma è sicuramente il più spettacolare per la sua posizione e lo si può ammirare dall'alto dalle passerelle e dal basso navigando aspettando il distacco di parti di ghiacciaio che avviene con grande fragore.

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