Siamo all’aeroporto di Buenos Aires in una tranquilla mattinata di
agosto io, mia moglie e due nostri amici medici di Torino che hanno deciso di
condividere con noi questo viaggio piuttosto ardito che prevede la visita dell’Argentina e del centro-sud del Brasile: da
Buenos Aires alla Patagonia, dalle cascate di Iguazu a Salvador de Bahia
passando per San Paolo fino a giungere a Rio De Janeiro. Vuol dire, con i voli
intercontinentali, trentacinquemila chilometri mal contati , undici aerei (quasi uno al giorno di media), tre
navigazioni, bus e van e infine
scarpinate, tutto racchiuso per motivi di tempo in soli quindici giorni.
Abbiamo visitato il giorno prima la bella città di Buenos Aires e
attendiamo il volo che dovrebbe portarci
in Patagonia e precisamente ad Ushuaia ossia alla “fin del mundo”, alla
Terra del Fuoco,
Ushuaia - Argentina 2015 |
meta sognata da tutti i viaggiatori . Ma ecco che l’altoparlante dell’ aeroporto smorza i nostri entusiasmi comunicando che il volo
è rimandato per il momento di un’ ora a causa delle cattive condizioni
atmosferiche della località di destinazione: mi attivo subito per capirne di
più e mi viene spiegato che ad Ushuaia sta soffiando un forte vento che non
permette l’ atterraggio in sicurezza e
si daranno nuove informazioni a distanza
di un’ ora. L’ora successiva il rituale si ripete fin tanto che arrivati alle undici senza miglioramenti atmosferici la
Lan, ossia la nostra compagnia aerea, decide di annullare il volo. Per noi è un
problema perché con un viaggio tutto ad incastro che non prevede soste
prolungate e mete a ripetizione distanti migliaia di chilometri fra loro vuol
poter dire rinunciare alla Patagonia, cioè ad una delle cose più belle del
viaggio. Contattiamo il tour operator locale al quale spieghiamo tutto e riusciamo a farci riposizionare su un
volo delle Aerolineas Argentinas del primo pomeriggio: ci spiega che è l’unica
possibilità , ammesso che non venga annullato anche quello, perché poi per due giorni tutti i voli per
quella tratta sono pieni.
Il volo della durata di tre ore e mezzo questa volta parte
regolarmente ma giunti in prossimità della Terra del Fuoco quando l’aereo deve
iniziare le manovre di atterraggio, che come si sa sono le più delicate del
volo, veniamo colpiti da raffiche di vento che fanno oscillare il velivolo con
violenza a destra e a sinistra con l’aggiunta di vuoti
d’aria considerevoli il tutto avvolto dalle nuvole che impedivano di vedere
nulla all’esterno. Solo di tanto in tanto si usciva dalle nuvole e lo
spettacolo che si presentava di sotto era da ”paura” per la sua bellezza:
montagne e ghiacciai, steppa e laghi, lo Stretto di Magellano, il Canale di Beagle con i suoi isolotti.
Canale di Beagle - Argentina 2015 |
Ma più da ”paura“ era per il momento l’atterraggio in quelle condizioni. Solo
una volta all’aeroporto di Genova di ritorno da un viaggio di lavoro a Roma mi
era capitato di atterrare con vento forte (il volo stava per essere dirottato
a Linate), ma quello era veramente nulla a confronto. Tutti sull’aereo erano
in religioso silenzio, la passeggera seduta vicino a mia moglie era bianca come
un lenzuolo e pregava, altri si facevano il segno della croce .Io devo
ammettere che nonostante abbia più paura a viaggiare in auto che non in aereo,
non fosse altro per le centinaia di ore
di volo fatte, in questo caso anche io
ho temuto più di quando ho viaggiato con la maschera di
ossigeno a causa del guasto alla pressurizzazione come in precedenza
raccontato: la differenza la fa forse anche che in quel caso non avevo ancora
una figlia!.
Quando l’aereo ha toccato il suolo si è sentito un comune respiro di
sollievo ed è scoppiato un fragoroso
applauso rivolto al pilota come succedeva nei voli degli anni settanta.
Per rendere l’ idea di quel volo a rischio ha parlato la televisione
argentina e quel giorno a causa del vento è stata sospesa la navigazione nel
Canale di Beagle ed è stato chiuso il Parco Nazionale della Terra del Fuoco per
la caduta di alberi.
A quel punto pensiamo di aver sbagliato a voler visitare la Patagonia
Perito Moreno - Argentina 2015 |
in quello che è il loro periodo
invernale, ma ci viene prontamente spiegato che in inverno è vero che possiamo
trovare tormente di neve, ma per quanto riguarda i venti sono sicuramente più
forti in estate che non in inverno.
Il giorno successivo il vento cessa e riusciamo ad inanellare una
serie di giornate di tempo bello e soleggiato con temperature sopra lo zero
almeno nelle ore diurne che ci permettono di visitare il Parco Nazionale della
Terra del Fuoco, di navigare nel Canale di Beagle ed osservare cormorani e
leoni marini (non i pinguini che da aprile a settembre stanno in mare), di girare
per la cittadina di Ushuaia, la città della “fin del mundo” ossia la città più
a sud del mondo da dove partono le spedizioni per l’Antartide e assaggiare le
specialità del posto dal merluzzo nero al granchio gigante.
Il giorno successivo
con altro volo ci spostiamo ad El Calafate per la
navigazione sul Lago Argentino in mezzo agli iceberg e la visita dei grandi
ghiacciai, per concludere con la visita del mitico Perito Moreno che non è fra
i ghiacciai più grandi, è il settimo per ampiezza, ma è sicuramente il più
spettacolare per la sua posizione e lo si può ammirare dall'alto dalle
passerelle e dal basso navigando aspettando il distacco di parti di ghiacciaio
che avviene con grande fragore.
Perito Moreno - Argentina 2015 |
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