sabato 5 dicembre 2015

Viaggiare ai tempi del terrorismo

Dopo i tragici attentati terroristici di Parigi dello scorso 13 novembre ho sentito dire a proposito di viaggi e spostamenti vari le idiozie più strane. Ne riporto alcune. ”Farò in modo di non andare più a Milano e a Roma” (mi chiedo perché si a Torino o a Firenze innanzi tutto e poi cosa dovrebbero eventualmente fare i milanesi e i romani!); “Non prenderò più la metropolitana”; “Non prenderò aerei per un bel po’ di tempo”; “A Natale anziché andare via come gli altri anni mi chiudo in casa”; “La prossima estate non vado più al mare in Francia come gli altri anni”. E potrei proseguire. Capisco bene che fatti come quelli successi colpiscano giustamente l’opinione pubblica e che sia inconcepibile che frange di delinquenti ignoranti più o meno organizzati, perché di questo si tratta, uccidano a caso senza ragione e limitino la libertà altrui. Ma è sempre buona regola essere razionali e non farsi prendere da facili isterismi. Consideriamo che le probabilità di essere vittima di un attentato terroristico per una persona normale anche che viaggi molto per lavoro o per diletto sono veramente molto basse, molto più basse che essere vittima per esempio di un normale incidente stradale percorrendo in auto anche una sola volta nella vita la distanza Milano-Roma con condizioni metereologiche perfette. Vale lo stesso discorso di quelli che dicono di non volare non perché soffrono di claustrofobia o altro, questo può essere comprensibile, ma perché hanno semplicemente paura. Basterebbe anche qui dare un’occhiata alle statistiche. Volare è 12 volte più sicuro che andare in treno, 60 volte più sicuro che andare in auto e 86 volte più sicuro che andare in moto. Certo, se cade un aereo, e sappiamo che può succedere, ci sono trecento vittime e la cosa ci colpisce parecchio, mentre al consueto incidente stradale quasi quotidiano con qualche vittima siamo più abituati. Se la vogliamo girare in positivo è come quelli che giocano al Superenalotto perché sperano di fare il 6+1. A me fanno un po’ di tenerezza. Ancora una volta la statistica può aiutare.    Supponiamo che tutti gli abitanti degli Stati Uniti, bambini compresi, abbiano un’utenza telefonica e di avere noi a disposizione tutti questi numeri di telefono senza sapere a chi appartengono ma sapendo solo che il prefisso degli USA è 001. Noi dobbiamo indovinare il numero di telefono di Sharon Stone e di George Clooney. E’ evidente a tutti che già è praticamente impossibile indovinare un solo numero, figuriamoci indovinarne due. Ebbene vincere al Superenalotto è ancora più difficile che indovinare entrambi i numeri perché le possibilità di vincita superano i 600 milioni mentre gli abitanti degli Stati Uniti sono 300 milioni. Mi si può obiettare che è giusto giocare comunque perché ogni tanto qualcuno vince: basta essere fiduciosi di poter indovinare entrambi i numeri di telefono in un sol colpo!
Ora io penso che a nessuno possa venire in mente di andare in vacanza in Afghanistan piuttosto che in Siria o in Iraq o in Libia o in Somalia o nello Yemen. Ed è anche giusto che potendo scegliere di andare al mare dove voglio eviti di andare in quei posti che confinano con stati o territori pericolosi dove incursioni terroristiche sono non solo possibili ma anche assai facili da attuare.

Capisco anche che il rischio zero non esista perché la certezza così come la perfezione non appartengono al nostro mondo, ma capisco altresì che non ha alcun senso rinunciare a spostarsi e a viaggiare in assoluto per quanto accaduto anche proprio perché per avere rischio zero devo non solo smettere di viaggiare ma anche di vivere.

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