giovedì 2 luglio 2015

Inconvenienti di viaggio

Mi chiedono spesso se nei miei numerosi viaggi e nelle centinaia di aerei presi abbia mai dovuto fronteggiare situazioni di pericolo.
Tralasciando le cose di modesta entità, sono due gli episodi che potrei citare.
Il primo riguarda proprio un volo aereo: mentre con un volo di linea dell’Alitalia stavo tornando a Milano dalle isole Canarie, giunti all’altezza di Malaga, la temperatura nell’abitacolo si abbassa repentinamente e dopo pochissimo scendono tutte le maschere di ossigeno. Lascio immaginare le scene di panico già viste tante volte nei film, ma questa volta la situazione era reale. Chi urlava a più non posso, chi piangeva , chi era svenuto, un passeggero ebbe un attacco di cuore (nessuno poteva azionare i telefonini perché era il 1986 e ancora non c’erano!).
Volare ...
Io rimasi stranamente calmo, o forse ero incosciente e cercavo probabilmente di tranquillizzare me stesso: pensavo che se si fosse guastato un motore in alta quota non poteva succedere nulla in quanto ve ne era almeno un altro (il problema sarebbe serio in caso di guasto al motore in fase di decollo o atterraggio), incendi non ve ne erano né all’interno dell’ abitacolo né sulle ali al cui interno è posizionato il carburante; facevo così i miei ragionamenti sapendo che era inutile chiedere al personale di bordo perché tanto hanno in linea di massima l’ordine di dire che non c’è nulla di grave e va tutto bene o quasi.
La cosa si protrasse per circa mezz’ora e alla fine l’allarme cessò: si era guastato il meccanismo che regola elettronicamente la pressurizzazione all’interno del velivolo ed il guasto sarebbe stato assai serio (rischio di esplosione dell’aereo!) se il pilota non fosse intervenuto con il dispositivo di regolazione manuale della stessa.
La restante parte del volo è consistita nel distrarre il più possibile i passeggeri dando in continuazione da mangiare e da bere, il pilota e il suo vice spesso si alternavano a parlare e scherzare lungo il corridoio con i passeggeri stessi per rassicurarli e, poiché l’11 settembre era ancora di là da venire, chi voleva poteva andare a turno nella cabina di pilotaggio con il pilota ad osservare l’esterno molto diverso che da un oblò e scattare foto.
Masai - Kenya
L’altro episodio che mi sovviene spesso è quando in Kenya, il gruppo decide di comune accordo anche con la guida locale, ex cacciatore e grande esperto di tutte le piste della savana, di non limitarsi alla visita delle solite tribù di Masai messe lì apposta per i turisti che pagando possono visitare le loro capanne di sterco secco e fare le foto di rito, ma di andare a visitare una vera tribù di Masai fuori dai circuiti turistici.
Così facemmo, ma dopo pochi minuti ci ritrovammo il pulmino circondato dai Masai con le lance puntate e le chiavi sequestrate: di nuovo la scena evoca qualche film o documentario e io all’inizio pensavo che fosse una simpatica sceneggiata, almeno fino a quando la guida mi dice che la situazione era seria e non c'era molto da divertirsi. Dopo una ventina di minuti la guida con uno stratagemma riesce a recuperare le chiavi, mettere in moto ed abbandonare il villaggio.
A volte è meglio accontentarsi delle “attrazioni“ turistiche!

2 commenti:

  1. Nel racconto dell'inconveniente del guasto aereo ...ti sei scordato di dire, Roby, che si trattava del volo di ritorno del nostro "viaggio di nozze"!!! Ah ... dettaglio ... ;-) ;-)

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  2. Io non c'ero ancora, meno male :-)

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